Etica e abbondanza: quello che nessuno dice mai
- Giovanni Viola
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 3 min
Una riflessione editoriale sulla scelta, sulla dignità e sul valore nascosto dietro ogni pagamento.
Il ragazzo davanti a me ha fatto finta di nulla. Ha oltrepassato il tornello, la sbarra si è sollevata al momento giusto, e lui è entrato senza pagare.
Nessuno lo ha visto. Nessuno lo ha fermato. Nessuno gli ha detto nulla.
E mentre continuavo a camminare, mi è arrivata addosso una domanda semplice, quasi scomoda:
Quante volte ci è successo di “scavallare” qualcosa senza pagare?
Un ingresso. Un parcheggio. Un biglietto. Un servizio che “tanto nessuno controlla”.
O una bolletta che aspettiamo fino all’ultimo, sperando quasi che l’importo cambi da solo.
Non è cattiveria. È quella parte di noi che, quando può, sente il brivido di aver risparmiato qualcosa. Di essere sfuggiti al sistema. Di aver vinto una micro-battaglia contro costi che spesso percepiamo ingiusti.
Eppure… ogni volta che succede, dentro di noi si muove qualcosa che non vogliamo vedere.
🧭 L’etica non è quando ti osservano. È quando potresti non pagare… e paghi lo stesso.
Non perché sei ingenuo. Non perché sei un “bravo cittadino”. Non perché ti piace buttare i soldi.
Ma perché sei in pace con te stesso.
Perché sai che:
se scegli un servizio, lo paghi;
se entri in un posto, quella è la condizione;
se usi la luce, la bolletta è parte del gioco;
se parcheggi, quello spazio è un servizio, non un favore.
È vero: le accise, le tasse, i costi assurdi, i balzelli che paghiamo senza logica.
Ma la domanda non è se il sistema sia perfetto.
La domanda è:
Chi scelgo di essere, anche quando potrei farla franca?
Perché l'etica è questo: la scelta che fai quando nessuno ti guarda.
💛 Pagare con gratitudine non è stupidità. È abbondanza.
Se pago una bolletta della luce, posso scegliere se vedere un furto o una possibilità.
La possibilità di:
avere la luce in casa,
scaldarmi,
vivere,
lavorare,
studiare,
creare.
Il fatto che nella bolletta ci siano tasse, accise o contributi è reale. Ma non è una giustificazione per diventare poco etici.
Perché l’etica non riguarda gli altri. Riguarda noi.
Un euro pagato di propria iniziativa, un servizio saldato con convinzione, un biglietto preso senza fare il furbo…
sono atti che dicono al mondo una frase semplice:
“Io valgo abbastanza da non dover rubare niente.”
E quell’energia torna sempre indietro.
🌱 La verità scomoda
Molte persone non vogliono pagare perché:
sentono ingiustizia,
si sentono vittime,
hanno poco denaro e provano dolore nell’uscita dei soldi,
vivono con la paura costante di rimanere senza.
È la mentalità della scarsità.
E la scarsità non dipende dai numeri. Dipende dall’emozione che provi quando paghi.
Ogni volta che trattieni un euro “per paura”, non stai difendendo il tuo denaro: stai difendendo la tua mancanza.
💡 Essere etici non significa non ottimizzare
Pagare non significa essere ingenui.
Significa scegliere.
Ottimizzare sì:
cambiare gestore luce,
tagliare gli sprechi,
non pagare ciò che non usi,
evitare contratti inutili.
Ma una volta scelto, paga con presenza. Paga con serenità. Paga con dignità.
✨ Riflessione finale
L’etica non è una morale. È un’identità.
Ogni volta che paghi qualcosa sapendo di farlo per scelta, non per paura, non per obbligo, non per rabbia…
stai dicendo a te stesso:
“Io vivo nell’abbondanza, non nella fuga.”
E l’abbondanza arriva sempre da chi sceglie, non da chi scappa.

Articolo a cura di Giovanni Viola – Investitore Pro, scuola di educazione finanziaria indipendente.
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