Gli Stati Uniti sono sempre stati la potenza economica e finanziaria dominante del mondo, grazie alla "Pax Americana" che si è consolidata dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Tuttavia, questa supremazia è sempre più precaria.
Dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, la ripresa economica americana non è riuscita a colmare il deficit strutturale nei suoi conti con l'estero. C'è una contraddizione tra questo riequilibrio, su cui si è incentrata la presidenza di Donald Trump, e il ruolo imperiale che comporta l'assorbimento del surplus delle "periferie" in cambio della protezione garantita.
Dopo la crisi, i due Paesi con i maggiori surplus commerciali, Germania e Cina, hanno smesso di finanziare il deficit americano. La Germania si è concentrata sullo sviluppo delle relazioni con Russia e Cina, mentre la Cina ha intrapreso la strategia della Belt & Road Initiative per rendersi indipendente dall'egemonia statunitense.
L'Impero americano si ritrova così ad avere due grandi avversari: Russia e Cina. Per contrastarli, agisce soprattutto sul piano economico, imponendo sanzioni e dazi. Le sanzioni alla Russia mirano a far crollare la sua economia, mentre i dazi sulla Cina servono per soffocare le sue imprese "verdi" che sono state finanziate pesantemente a debito.
Tuttavia, il problema di fondo è che l'economia americana si è troppo finanziarizzata a discapito della produzione industriale. Anche la strategia del "Build Back Better" per rilanciare l'economia "verde" sembra destinata al fallimento a causa della concorrenza insostenibile dei prodotti cinesi.
A questo punto, il ruolo dell'Europa diventa cruciale. Dovrà scegliere se seguire la strada degli Stati Uniti, imponendo dazi pesanti alla Cina, o continuare a cercare nuovi accordi industriali con Pechino. L'Occidente non può permettersi di ripetere gli errori del passato, quando l'ammissione della Cina nel WTO ha portato alla deindustrializzazione di Stati Uniti ed Europa.
Accelerare il fallimento della Cina attraverso dazi elevati sulle sue esportazioni potrebbe essere la soluzione, anche se in realtà questo servirebbe a difendere la finanziarizzazione dell'economia occidentale, centrata su Wall Street e la City piuttosto che sulla produzione industriale.
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